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Fake news: 5 motivi per cui è difficile convincere chi ci crede

La continua ricerca di una verità assoluta è insito nel nostro DNA. Andare a caccia di informazioni sul mondo che ci circonda ci fa sentire più stabili, più sicuri e certi di poter immaginare il futuro prossimo. Possiamo così uscire dalla nostra caverna, cercarci un lavoro, fare la spesa, accudire i figli.
Le fake news, notizie contenenti informazioni volutamente fuorvianti e false, sono entrate a gamba tesa nella nostra appassionatissima ricerca di informazioni. Capire l’autenticità e l’autorevolezza di ciò che guida il nostro giudizio è diventato sempre più difficile e dispendioso. La continua esposizione alle fake news ha creato un’enorme confusione su cosa sia più reale e cosa no.

Tornare indietro a prima della loro iperdiffusione sembra impossibile. Ogni tentativo di far ricredere le persone sembra inutile e controproducente, con il rischio di mettere in atto una vera e propria violenza tra chi ci crede e chi no. Ma perché è così difficile convincere qualcuno che ha creduto a una fake news?

5 motivi per cui è così difficile convincere chi crede alle fake news

1. Le fake news ci rendono protagonisti

Le notizie false hanno il potere di dividere il mondo in due: chi ci crede e chi no. Si creano così due gruppi in conflitto. Pensiamo, per esempio, alle bufale sulla correlazione tra vaccini e autismo. Agli occhi di chi non ci crede gli altri sembrano degli sprovveduti, ignoranti e creduloni. Agli occhi di chi ci crede gli altri sembrano professoroni, servi di un potere che li rende ciechi alla realtà rivelata. Chi crede alle fake news si identifica molto con quella parte della popolazione che ha aperto gli occhi. Sente una forte identità che alimenta la propria autostima. Credere fuori dal coro diventa una forma di identificazione.

Inoltre, i temi delle fake news riguardano principalmente, non a caso, il conflitto tra questi due gruppi: il gruppo che ci crede, che ha capito l’inganno, contro chi non ci crede, servo di un potere soverchiante. Le notizie stesse hanno il potere di rendere chiunque protagonista con la propria visione del mondo.
Difendere queste notizie e queste visioni del mondo significa difendere noi stessi.

2. Le fake news vanno dritte al cuore

Gli argomenti non forniscono vere e proprie argomentazioni, ma suscitano facilmente quelle emozioni che più ci fanno agire: la rabbia e l’indignazione scaturite da attacchi a valori inviolabili. Pensiamo a bufale che riguardano, ad esempio, la commercializzazione della carne di cane in Europa.

I valori e le emozioni sono l’espressione più autentica di noi stessi. Attaccare una credenza legata alle fake news significa colpire direttamente i valori e le emozioni suscitate e, di conseguenza, la persona che le ha provate. Questo alimenta notevolmente la percezione di conflitto e attacco personale. In presenza di una discussione le argomentazioni sembreranno sempre futili e lontane da un contesto “reale” fatto di emozioni e valori intoccabili.

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3. Le fake news creano eroi

Le narrazioni fake non raccontano solo di scenari apocalittici dove chi crede è sempre la vittima. Nell’eterna guerra tra “noi” e “loro” si erge spesso un paladino che ha la miracolosa formula per eliminare facilmente tutti i mali raccontati. Inoltre, incarna tutte le caratteristiche che il lettore ha o vorrebbe avere: è uno del popolo oppresso, ha il carisma necessario per dire sempre ciò che pensa, non prova alcuna vergogna nel diffondere le stesse narrazioni fake e difende a spada tratta tutti i valori fondamentali minacciati. Pensiamo a leader politici come Trump o Salvini o guru della medicina o dell’alimentazione pronti a vendere la ricetta per la felicità.

Questi eroi hanno il potere di sovvertire le conclusioni nefaste del proprio popolo: dall’invasione di popoli criminali alla ciccia addominale. Quando ci si sente affini a un leader di questo tipo il grado di identificazione diventa ancora più forte. Attaccare il diffusore di fake news in persona significa attaccare tutto ciò a cui si crede, le proprie speranze, i propri compagni e la propria visione del mondo.

4. Le fake news ci danno sempre ragione

Il cervello umano non è in grado di comprendere e contenere tutta la complessità del mondo là fuori. Per sopravvivere cerchiamo di selezionare le informazioni che più ci sono utili. Questo processo di selezione, però, non è proprio preciso e oggettivo come quello di un computer. Le nostre idee, credenze, visioni ed esperienze influenzano il modo in cui vediamo il mondo. Verificare ciò che sappiamo già cercando informazioni in linea col nostro pensiero è estremamente semplice, veloce e gratificante. Chi non vorrebbe sempre aver ragione? Come ci sentiremmo se sapessimo che quei dubbi che avevamo sulle case farmaceutiche venissero confermati da un’intervista esclusiva a qualcuno del personale dal viso nascosto che ha un sacco di informazioni da rivelare?

Mettere in discussione ciò che si sa e percepisce è estremamente faticoso. In un mondo sempre più stressante, le informazioni accoglienti, semplici ed emotive hanno una corsia preferenziale nei nostri processi mentali e sono molto più dure a morire. Credere alle fake news richiede pochissimo sforzo e fornisce una fortissima difesa dalle opinioni e dai fatti disconfermanti.

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5. Le fake news siamo noi

Smettere di credere alle fake news significa perdere quella parte di sé che ha sempre creduto in un mondo alternativo mai esistito. Ammetterlo richiederebbe troppo sforzo e autocritica. È molto più semplice difendere sé stessi e il proprio gruppo di appartenenza che mettere tutto in discussione. Riuscireste ad ammettere di avere torto dopo aver discusso con parenti, amici e sconosciuti sui social su quanto sia ingiusto che degli immigrati ricevano 35 euro al giorno mentre gli italiani soffrono la fame e la disoccupazione?

Le fake news sono sempre esistite ed esisteranno sempre. La colpa della loro diffusione non è di chi ci crede. Tutti siamo indistintamente mossi dal bisogno di capire e conoscere il mondo. Credere alle fake news non è solo un discrimine tra chi ha le risorse mentali e scolastiche per difendersi e chi no. Anzi, questa è proprio la visione che alimenta il conflitto, aumenta la distanza e amplifica la forza di questo fenomeno.

C’è un ulteriore motivo bonus che mi sento di aggiungere:

6. È così difficile perché convincere è l’approccio sbagliato.

Ciò che ci fa uscire dal guscio sono le informazioni nuove. Ecco perché l’educazione è l’unica risposta efficace per ridurre le fake news.
Puntare l’attenzione su chi le crea e perché, sugli effetti economici e psicologici permette di abbassare il conflitto e spostare il focus su chi ha tutte le intenzioni di diffonderle e non sulle difficoltà di chi ci crede. Così facendo si possono individuare metodi, istituzioni e responsabilità utili a isolare e limitare il fenomeno.

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Colloquio di lavoro senza soprese

Attenzione: le parole che si riferiscono all’identità di genere non sono state automaticamente declinate al maschile.
Queste vengono fatte terminare con una “ə” con l’intenzione di lasciare a chi legge la libertà d’interpretazione.

Per avere un lavoro, è banale, bisogna cercarlo.

Dopo aver risposto a un annuncio hai probabilmente già fatto una buona impressione con il tuo curriculum vitae.

Leggi: Curriculum Vitae perfetto in 5 mosse!

Ora è importante che quell’impressione sia mantenuta – se non migliorata – nella fase successiva: il colloquio.

In un momento decisivo come quello del colloquio, le impressioni di entrambe le parti si incontrano e si scontrano. Le prime impressioni, così come nella vita di tutti i giorni sono molto semplici da creare, ma molto difficili da eliminare o anche solo da modificare.

Per questo è sempre meglio giocare d’anticipo e cercare di alimentare la buona impressione che si sono fatti di noi grazie al nostro tanto sudato CV.

Non si può dire di aver fatto un buon colloquio senza una minima preparazione preliminare che occupi almeno un paio di giorni prima dell’incontro.

Inoltre, prima del colloquio vero e proprio, verrai contattatə per concordare una data, quindi un primo contatto avviene già prima del colloquio. Pertanto, i consigli verranno divisi in “prima” e “durante” il colloquio, quindi in ordine temporale.

Questo è il momento di preparare gli assi nella manica.

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1) Cosa fare prima

Durante il colloquio dovrà andare tutto liscio e dovrai contare sul tempo che hai investito nella preparazione nei giorni prevedenti.

Non fissare il colloquio con leggerezza

La chiamata per fissare il colloquio è il primo vero e proprio contatto tra lə candidatə e l’azienda (o chi è in cerca di una collaborazione). Già il curriculum ha dato una certa impressione, da qui in poi la posta si alza.

La chiamata, oltre che per fissare il colloquio, può servire sia per chiarire alcuni elementi del curriculum, sia per verificare il motivo per cui ci si è candidati.

È meglio essere al massimo dell’attenzione e lontani da eventuali distrazioni perché anche in questa fase la selezione continua.
Chiedere un momento per spostarsi – o per accostare, se si è in macchina – può essere una buona idea.

La prima cosa che potrebbero chiederti è se ricordi dell’annuncio a cui ti sei candidatə.
Per quanto possa sembrare assurdo doversi ricordare certi dettagli, evidenziare il fatto che si risponde a molti annunci giornalmente potrebbe non essere una buona mossa, dando l’impressione di una persona che invia curriculum a raffica senza un’apparente logica.

Ovvia a questo rischio annotando in qualunque modo qualche informazione sulle candidature inviate. In questo modo potrai avere accesso alle indicazioni sull’annuncio in maniera rapida e senza la necessità di affidarsi alla memoria.

Se invece chiamano in un momento delicato è sufficiente informare che non è un buon momento e domandare se sia possibile posticipare la telefonata. In questo caso è meglio evitare di dare troppe spiegazioni del perché.

Solitamente a questo punto si arriva alla pianificazione dell’appuntamento.
A tal proposito è sempre meglio non fare i preziosi.
Se ne hai la possibilità – ossia se non stai lavorando o studiando – è utile dare l’impressione di essere flessibili. Perciò può essere una buona idea accettare un colloquio alle nove di mattina. In caso contrario si rischia di apparire come una persona che non si è posta il problema di avere delle priorità. Chi vi contatta potrebbe pensare che per voi sia più importante dormire di trovarsi un lavoro.

Se invece si lavora – e dunque si ha difficoltà nel trovare un momento libero – bisogna comunque tenere in considerazione che anche la persona dall’altro capo del telefono lo fa. Perciò è sconsligliato proporre un colloquio oltre l’orario di lavoro, nel weekend o addirittura la vigilia di Natale. Una buona soluzione può essere quella di ritagliarsi un momento in mattinata, nel tardo pomeriggio o durante la pausa pranzo.

Nel caso in cui sorgessero dubbi o problemi è importante informare chi ti farà il colloquio, ma sempre tenendo a mente che ora è: nel dubbio, è bene ricordare che esistono sempre le mail.

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Preparati una presentazione

Una delle prime cose che potrebbero chiedere dopo che ti sarai sedutə sulla sedia è: «Raccontami di te».

Una buona idea può essere quella di prepararsi un piccolo paragrafo mentale su di te, in modo da non dover abbandonarsi all’improvvisazione.
Anche solo pensarlo e organizzarlo in punti può fare la differenza.

Meglio farlo anche in inglese. È molto probabile, infatti, che decidano di testare il tuo livello di inglese proprio chiedendo di descrivervi.

Se proprio non sai da dove partire può essere un’idea cominciare dalla tua esperienza formativa: cos’hai studiato, cosa ti è piaciuto e quali sono state le tue motivazioni nelle scelte di vita.

Se stai lavorando inserisci nella presentazione anche alcune informazioni sulla tua attività corrente. Ad esempio puoi spiegare di cosa si occupa l’azienda per cui lavori o cosa fa l’ufficio nello specifico.

Per creare una buona presentazione e che sia in grado di fare la differenza non dimenticare di inserire delle sfaccettature che riguardino le caratteristiche richieste nell’annuncio a cui hai risposto. Se, per esempio, sono richieste flessibilità e teamworking, inserisci nella descrizione eventi o situazioni in grado di evidenziare che queste peculiarità le hai.
Così facendo hai la probabilità di anticipare possibili domande successive e al contempo riuscirai a dare l’impressione di possedere quelle caratteristiche in maniera naturale e spontanea.

Informati sull’azienda

Nel corso del colloquio potrebbero testare la tua conoscenza sull’azienda per cui ti sei candidatə. Per quale motivo? Per testare la tua motivazione alla posizione in base alle informazioni che hai sull’azienda.

Perciò è bene non rimanere senza parole e cercare per tempo informazioni utili.

Puoi dare almeno un’occhiata al sito ufficiale e leggere in rete cosa si dice su di loro; non fermarti al primo risultato su Google.

È chiaro che, quando risponderai, lo si farai citando informazioni trovate su internet ma, in ogni caso, questo servirà a farti apparire come una persona ingaggiata.

Preparati anche qualche domanda da fare a chi ti seleziona.
Ma che siano domande ben calibrate, che non abbiano la risposta in angoli del sito che sono sfuggiti.

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Sii formale, non elegante

Formalità non significa giacca e cravatta. Se la posizione non lo richiede è meglio evitare la formalità estrema.

Se ti sei candidato per una posizione di perito chimico, per esempio, l’abito non è necessario; se la posizione è per una società di consulenza, viceversa, allora è d’obbligo.
In ogni caso, è consigliato farsi guidare dal buon senso.
Quindi le magliette riportanti le date della band metal preferita o inneggianti frasi di dubbio umorismo è meglio lasciarle per altre occorrenze.

– Non arrivare in ritardo, ma nemmeno troppo presto

Non arrivare in ritardo è ormai un consiglio quasi banale. Ma è importante anche non arrivare troppo presto. Il motivo è che chi seleziona verrà ugualmente informato anche se si arriva con molto anticipo.

Presentati cinque o al massimo dieci minuti prima dell’appuntamento.

Se sei una persona ansiosa o semplicemente non puoi fidarti delle tempistiche dei mezzi o del traffico, il consiglio è quello di trovarsi qualcosa da fare nei paraggi, come bere un caffè – ovviamente cercando di non tirarselo addosso.

Nel caso in cui prevedi di arrivare in ritardo è sempre corretto avvisare. Meglio ancora se avvisi con un certo anticipo. Perciò può essere una buona idea tenere d’occhio l’orario e avvisare tempestivamente – via telefono o via mail – qualora possa esserci la possibilità di arrivare in ritardo.

Avvisa anche se si ritiene di non potersi presentare all’appuntamento. Farlo è assolutamente lecito, ma non farlo – oltre a essere maleducato – porterà anche a non essere presə in considerazione per posizioni future.
Anche in questo caso è indicato non scendere troppo nei dettagli sul motivo della cancellazione.

2) Cosa fare durante il colloquio

Tutto ciò che si poteva fare prima del colloquio è stato fatto. Tutto ciò che si poteva preparare in anticipo è stato preparato.
Ora è il momento di entrare in scena giocandosi ogni carta nel colloquio vero e proprio.

Monitora la comunicazione non verbale

Premessa: in nessun modo si sta parlando di PNL e altre pseudoscienze da quattro soldi. In nessun modo gestire la propria impressione significa avere l’intenzione di manipolare il prossimo. C’è un motivo se nelle librerie i libri su queste tematiche sono catalogati vicino alla sezione esoterismo.

Monitorare la comunicazione non verbale significa mantenere un’attenzione attiva sul modo in cui ci si comporta e si veicolano le informazioni che cogliamo comunicare.

Nella pratica evita di sederti in maniera troppo rilassata, di grattarti un orecchio e di infilarti le dita nel naso.
Può sembrare scontato ma non dimenticarti di spegnere o di silenziare la suoneria del tuo smartphone.

Anche guardare l’orologio è un comportamento da tenere d’occhio: nel caso in tu abbia un appuntamento fai in modo di informare lə selezionatorə prima del colloquio.
È assolutamente lecito chiedere, durante la chiamata iniziale, quanto in media può durare il colloquio. In questo modo puoi informare indirettamente dell’impegno e – se necessario – potrai approfittare per proporre un’altra data.

Modula il linguaggio in base a chi si ha di fronte

Uno dei primi ostacoli alla comunicazione è capire se è il caso di dare del “tu” o del “lei”. Nel dubbio dai sempre del “lei”. Tranne ovviamente se non è lə selezionatorə stessə a concedertelo.
Anche se ti viene concesso un setting informale mantieni comunque un atteggiamento professionale, anche se chi ti seleziona è visivamente più giovane di te.  

Modula il linguaggio anche in base al grado di competenza della persona che avrai di fronte.
Tendenzialmente si fa un colloquio con una persona delle risorse umane e successivamente con la persona che ha un ruolo di responsabilità verso la persona che verrà inserita. Il primo avrà il compito di capire che persona ha di fronte, il secondo di verificare le sue competenze.

Per questo è importante modulare il grado di complessità e tecnicità del linguaggio che usi. Se interagisci con unə selezionatorə è meglio mantenere un linguaggio semplice; viceversa, se interagisci con unə tecnicə usare un linguaggio competente è addirittura parte di valutazione.

Rispondi sempre argomentando anche a domande scomode

Domandare è lo strumento più diretto – ed esplicito – per conoscere chi hai di fronte. Potranno porti domande aperte o chiuse. L’importante è sempre argomentare e motivare.
Perciò, ad esempio, se ti viene chiesto se ti piace la matematica è meglio non limitarsi a rispondere a monosillabi ma proseguendo motivando la risposta.

Ci sono poi le domande apparentemente sconclusionate. Lə selezionatorə potrebbe chiedere: «Che rapporto ha avuto con il suo professore?», «Qual è la sua giornata tipo?», o persino «Quante palline da ping-pong può contenere un Boeing 747?».

Anche se sembrano domande troppo personali o del tutto prive di senso è importante tenere a mente che chi si ha di fronte ha perfettamente coscienza di quello che ti sta chiedendo.

Alcuni costrutti importanti – come il rapporto con i superiori, l’atteggiamento verso gli altri o la capacità di improvvisare – sono molto difficili da scovare con le sole domande dirette.
Questo per tre motivi: lə candidatə potrebbe sentirsi attaccatə nella sfera dei valori personali, potrebbe non avere consapevolezza diretta della competenza o potrebbe dare una risposta influenzata dalla desiderabilità sociale.
A parità di competenza, due domande come «Che rapporto ha avuto con il suo professore?» e «Generalmente ha rispetto dei suoi superiori?» portano a due risposte completamente diverse.

Perciò, la regola generale è di rispondere nella maniera più sincera possibile e senza spazientirsi. L’importante è sempre dimostrare di saper argomentare.

colloquio domanda
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Se rispondere è cortesia, domandare è lecito

Una volta raggiunta la parte finale del colloquio solitamente lə selezionatorə chiede allə candidatə se ha delle domande. Questo è il momento per approfittarne.

Fai domande ma con consapevolezza di ciò che si chiede.

Chiedere della posizione, del ruolo, dell’azienda e dei potenziali superiori è assolutamente lecito. Ma attenzione a non chiedere ciò che è già stato detto o che banalmente si potrebbe trovare con facilità sul sito internet.

Anche se bisogna stare attentə a molte cose durante il colloquio è sempre utile cercare di seguire il più possibile informazioni importanti come la presentazione dell’azienda che il selezionatore fa ad ogni candidato.

È del tutto lecito chiedere quanto può durare l’iter di selezione, ma è un po’ più delicata la questione dello stipendio.

Se vuoi chiedere quanti zeri avrà la tua busta paga allora è meglio fare attenzione ai due aspetti già citati: a chi lo si chiede e in che modo lo si fa.
Questo tema è tipico di chi fa parte dell’ufficio risorse umane più che al personale tecnico che valuta le competenze. Quindi evita di chiederlo a chi potrebbe rispondere che non lo sa. Eventualmente puoi aggirare la questione chiedendo qual è il budget per la posizione che stanno ricercando.  

Fatti furbə

Per evitare di buttare alle ortiche tutto lo sforzo fatto finora è meglio non abbassare la guardia fino a che non ti sei fisicamente lasciato la porta alle spalle. È proprio nel momento in cui finisce il colloquio che la stanchezza si fa sentire e il controllo sulle proprie azioni diventa più difficile.

Qui stai attentə a dosare le tue opinioni, soprattutto se possono influenzare negativamente il giudizio costruito fino a quel momento. Quindi meglio non turbare chi si ha di fronte.

Ma questo vale anche nei tuoi confronti. In nessun caso è lecito che qualcuno ti faccia domande discriminatorie che indagano le tue intenzioni a sposarti, ad avere figli, che atteggiamento hai nei confronti di un orientamento sessuale o qualsiasi tuo orientamento, che sia sessuale, di genere, religioso, politico o la squadra di calcio.
Se dovesse succedere è giusto non solo far presente che non è una domanda opportuna, ma anche domandarsi per quale azienda ti sei candidatə.

Avere delle interazioni per ottenere un lavoro è una gran fatica. Prima di tutto perché queste si svolgono su un terreno di gioco a tuo sfavore. Purtroppo chiunque cerca lavoro si trova in una posizione svantaggiata.
Potrà capitarti di trovarti nella spiacevole situazione in cui chi ti seleziona potrà approfittare di questa disparità. Nessuna persona si merita un posto di lavoro dove questo accade.

Spesso le aziende dimenticano che anche lə candidatə formulano giudizi durante i colloqui. Anche nella tua posizione svantaggiata hai il potere di scegliere per chi candidarti e quali condizioni accettare.

Ora sei prontə per affrontare tutti i prossimi colloqui della tua carriera lavorativa.

Tutto ciò che hai fatto fino ad ora è un importante investimento sul tuo benessere futuro. Non dimenticarlo!

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Curriculum Vitae perfetto in 5 mosse

Attenzione: le parole che si riferiscono all’identità di genere non sono state automaticamente declinate al maschile.
Queste vengono fatte terminare con una “ə” con l’intenzione di lasciare a chi legge la libertà d’interpretazione.

Il Curriculum Vitae è uno strumento fondamentale per ottenere un lavoro. Qualsiasi sia la posizione che cerchiamo – contratto di lavoro dipendente o collaborazione in Partita Iva – è importantissimo cominciare a gestire le nostre impressioni fin da subito.

Come ci presentiamo non può essere un processo lasciato a caso. Dobbiamo controllare tutti i fattori a nostra disposizione il prima possibile, in modo che chi lo leggerà sarà già influenzato in maniera positiva e possa farsi un’idea di noi che vada a nostro vantaggio.

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I più piccoli errori diventano giganteschi se chi ci legge è particolarmente precisə. Ecco perché dobbiamo usare tutto il tempo che abbiamo a nostra disposizione per rendere il curriculum lo strumento di sfondamento per il futuro a cui aspiriamo.

Ricordati che ciò che mostra il tuo CV sarà incollato sulla tua persona. Se il tuo curriculum è ordinato e colorato lo sarai anche tu agli occhi di unə recruiter.

curriculum al pc
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1) Sii ordinatə

Un curriculum ordinato permette di visualizzare immediatamente quello che hai fatto.

Scrivere le tue informazioni ordinatamente è il modo migliore per dimostrare fin da subito che hai le idee chiare sul tuo percorso e che sai metterti nei panni di chi ti leggerà.

Allə selezionatorə arrivano centinaia di CV disordinati. Leggendo il tuo devono fare un sospiro di sollievo.

In pratica

  • Metti in ordine decrescente le attività che hai svolto, dalla più recente alla meno recente.
    Presta particolare attenzione però all’ordine delle sezioni. Se l’ultima attività che hai svolto fa parte della categoria “istruzione e formazione” (es. laurea) questa sarà messa sopra tutte le altre. Viceversa, se l’ultima attività è lavorativa: la sezione “esperienze lavorative” dovrà avere maggiore priorità.
  • Scegli il formato adatto
    Moltə, quando si trovano a dover scrivere un CV, scarichiamo il formato Europass. Questo formato, al contrario di quanto si pensi, è ritenuto poco originale e troppo dispersivo. Il suo punto di forza, ovvero l’essere un formato standard, lo rende poco personalizzabile e uguale a tutti gli altri. Inoltre, essendo già compilato, porta a inserire molte informazioni spesso inutili. Il motivo è che essendo una forma standard si tende a non contraddirlo. Se vedi la dicitura “numero di casa”, non è necessario inserirlo e nemmeno duplicare il tuo numero di cellulare. Basta semplicemente selezionare la dicitura e cancellarla.

Clicca qui se vuoi fare il tuo curriculum in formato Europass!

  • Se decidi di usare il formato Europass cancella i suggerimenti. Se pensi di non inserire informazioni in una determinata sezione, togli tutte le indicazioni su come va compilata (es. “[inserire qui nome dell’azienda]”). Lasciare una sezione vuota, oltre ad essere inutile, dà l’impressione di essere poco attentə e sbadatə.
  • Visti i notevoli sbagli in cui si può incappare, usa il formato Europass solo se richiesto o se devi partecipare a bandi pubblici.

Meglio optare per un formato più originale e personalizzabile come il modello “inglese”. Questo modello riassume le informazioni nel seguente modo:

  • Le informazioni personali (come nome, cognome, indirizzo, e-mail) sono collocate nella parte superiore in centro;
  • Una sezione “istruzione e formazione”;
  • Una sezione “esperienze lavorative” (in ordine di recenza mi raccomando);
  • Una sezione “competenze linguistiche e informatiche”
  • Una sezione “altre competenze” (es. quelle professionali);
  • Infine una sezione hobby e interessi.

Il modello “inglese” consente una facile personalizzazione permettendo di trasmettere la tua creatività. Puoi infatti sbizzarrirti scegliendo i colori e il carattere di scrittura. Ma attenzione a non esagerare. A meno che tu non sia unə creativə o unə super designer meglio mantenere la personalizzazione a qualcosa di più modesto.

Un consiglio: probabilmente il tuo curriculum verrà stampato in bianco e nero, quindi fai attenzione a non usare colori troppo chiari. In ogni caso ci auguriamo tuttə che le aziende non stampino più i CV per la consultazione.

  • Limita fortemente la lunghezza a 3-4 pagine, ma solo se hai numerose esperienze alle spalle. Se sei neolaureatə/neodiplomatə, meglio ridurre a una, massimo due.
    Il mio consiglio per un CV modesto ma originale: prova a impaginarlo su canva.com dove sono presenti tantissime idee da cui partire senza la necessità di impegnarsi più di tanto.

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Un esempio di curriculum stile inglese che trovi su Canva

2) Sii chiarə

Un curriculum chiaro veicola informazioni precise e di facile comprensione. Essendo il CV la presentazione di te stessə è fondamentale che questa appaia meno ambigua possibile. Essere chiarə ti aiuterà a mostrarti come avente capacità di sintesi, precisione e di essere interessatə al modo in cui ti presenti allə altrə.

Più sarai chiarə, più è facile che ti percepiranno come competente, intelligente e sincerə. Lasciare spazio a concetti troppo generali o dettagli superflui può portare al rischio di essere percepitə come superficiale e approssimativə. Inoltre, più il CV sarà chiaro, minori saranno le cose che ti chiederanno di chiarire al colloquio.

In pratica

  • Inserisci una data di inizio-fine e luogo per ciascuna voce
    Non è importante la data precisa: basta il mese e l’anno. Se si tratta di un’esperienza recente meglio specificare la data esatta. Se stai per laurearti può essere utile inserire quando questa è prevista.

Mettere la data è importante per far capire quanto tempo effettivo è intercorso tra un’attività e l’altra. È difficile capire quanta esperienza hai se riporti di essere statə camerierə tra il 2010 e il 2013 e capo cantiere tra il 2013 e il 2015. Quando, nell’arco del 2013, hai cambiato lavoro? Meglio rendere chiaro subito che hai lavorato magari solo dal dicembre 2013. Quelli che sembravano due anni di esperienza ora non lo sono più.

Questo tipo di chiarezza è fondamentale per emergere in mezzo a pile di CV che non lo sono.

  • Evidenzia le cose importanti
    Puoi sottolineare le parti che ritieni più significative. Meglio ancora il grassetto. Quest’ultimo è molto utile per guidare l’attenzione di chi ti legge sulle parti salienti senza dover necessariamente leggere tutte le informazioni nel dettaglio. Per ogni esperienza scegli un job title, ad esempio “cameriere” e “capocantiere” e mettilo in grassetto.

Questi stratagemmi ti permettono di far risaltare le informazioni utili per la posizione a cui ti candidi. Così se vuoi inviare lo stesso CV per posizioni diverse puoi semplicemente mettere in risalto altre informazioni.

Buone strategie come questa però richiedono attenzione. Quindi guarda bene quale versione del CV stai inviando.

  • Scrivi se hai la patente e se sei automunitə. Se non hai nulla di questo è meglio non riportarlo. Meglio scrivere solo cosa si ha.
  • Descrivi le esperienze lavorative
    Riporta almeno un paio di righe descrivendo le attività a cui ti sei dedicatə. Es. “hostess di fiera: accoglienza e assistenza clienti, gestione e ordine stand, utilizzo della lingua inglese per clienti internazionali, ecc.”.
  • Riporta le certificazioni
    Se hai ottenuto delle certificazioni riportale ma allegale solo se è esplicitamente richiesto per candidarsi.

Attenzione: non inserire certificazioni scadute o facenti riferimento a competenze che senti di non padroneggiare più.

  • Riporta solo gli esami importanti
    Se sei laureatə, non è necessario allegare tutto il piano di studi. Concediti eventualmente una piccola lista di esempi pertinenti alla posizione e che pensi possano darti una marcia in più. Altrimenti è solo un dettaglio che allunga il CV e affatica la lettura.
curriculum scritto a mano
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3) Sii professionale

Un CV professionale ti fa guadagnare molti punti perché ti fa apparire come una persona competente e al passo con le nuove tecnologie.

  • Preparati al colloquio online
    Un CV professionale riporta innanzitutto il tuo account Skype. In questo momento storico è quasi prassi svolgere almeno il primo colloquio conoscitivo online. Non è detto che avvenga via Skype perché potrebbero fornirti link a software a cui le aziende o lə professionistə hanno già una collaborazione (es. Windows Teams).
  • Usa un nome utente professionale
    Se non hai un account Skype (o altro software) stai attentə al nome utente che scegli in fase di registrazione.

Così come per l’indirizzo e-mail è meglio scegliere un nome che sia il più professionale possibile. Evita email come “bimbə_locura_97@libero.it” o account Skype “giuliaefrancesco82”. Con “Nome.Cognome” sia per e-mail che per Skype non sbagli.

  • Inserisci una foto profilo professionale
    C’è chi afferma che inserire la propria foto sul curriculum sia irrilevante o addirittura discriminatorio. Meglio non mettere piede in quegli ambienti di lavoro dove sapete che verrete sceltə unicamente per il vostro aspetto fisico.

Una foto professionale però trasmette fiducia e ti rende più ricordabile.

Ma come fare una foto professionale?

  • Trova uno sfondo neutro
  • Mostra un’emozione positiva, come un sorriso.
  • Vestiti come ti vestiresti al colloquio di persona. Formale ma non elegante.

Tutto qui. Perciò evita foto fatte in discoteca col cocktail in mano e con altra gente. Se devi ritagliare una foto perché c’è altra gente è meglio farsela da capo.

  • Aggiungi un personal statement (facoltativo)
    Puoi inserire un piccolo personal statement, ovvero un riassunto di poche righe che anticipano le sezioni del CV.
    Può contenere, ad esempio, i tuoi obiettivi professionali, le motivazioni ecc. Attenzione però a contestualizzarlo per professionalità specifiche. Se la ricerca è più ad ampio raggio è meglio non riportarlo: inserire più professioni tra gli obiettivi potrebbe dare l’impressione di essere dispersivə.
  • Sobriety
    Essere professionali significa anche riconoscere i propri limiti. Meglio evitare di scrivere il CV in inglese se non necessario. Il rischio è che si dia l’impressione di voler fare lə splendidə.
pc tavolo
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 4) Sii sincerə

Essere sincerə non serve solo per sentirti a posto con la coscienza. Significa soprattutto evitare di farsi smascherare in sede di colloquio o, ancora peggio, durante il periodo di prova lavorativa.

Ma questo vale anche per i tuoi hobby e interessi. Meglio evitare di scrivere cose generiche come “mi piace fare passeggiate e leggere”. Meglio scrivere che si è fatto un corso di ballo country per 3 anni. Quindi non aver paura di scrivere cose poco interessanti scegliendo la strada del finto interesse.

È meglio non mentire su questi aspetti per due motivi:

  • Chi ti farà il colloquio ti farà delle domande. Più le informazioni sono generiche più sarà facile metterti alla prova correndo il rischio di apparire impreparatə;
  • Scrivendo dettagli sinceri puoi guidare la curiosità di chi ti farà delle domande. Questo ti permetterà di far emergere genuinamente la tua personalità.

Se non hai dettagli da inserire che ritieni possano interessare o che siano fondamentali è meglio non inventarsi nulla e lasciar perdere. Pensa se si viene a scoprire che ti piace leggere e che l’ultimo libro che hai letto è stato Twilight nel lontano 2012?

Sii sincerə anche sul livello delle lingue straniere. Se non hai delle certificazioni da riportare puoi sempre fare un’autovalutazione. Ma non esagerare. Puoi sempre usare delle tabelle su internet per capire che livello di competenza hai.

Clicca qui per scoprire il livello di conoscenza delle lingue da riportare sul tuo curriculum!

Stessa questione per le competenze informatiche.

Il punto è che potrebbero sempre metterti alla prova.

Quindi meglio evitare di scrivere che hai un’ottima conoscenza del pacchetto office se non vuoi che ti venga chiesto se sai come si fa una tabella Pivot in Excel.

pc in compagnia
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5) Sii attentə ai dettagli

La gestione della propria impressione sta nei dettagli più piccoli.

  • Nomina il curriculum con saggezza
    Nominalo semplicemente “cv_NomeCognome”.
    Controlla che nella mail non ci sia allegato un CV con nomi come “cvversioneblu” o “cvformatoeuropero2016(3)”.
  • Riporta quando sei intenzionatə a renderti disponibile
    Non è essenziale ma aiuta molto. “Disponibilità immediata”, “Da febbraio”, “Con un mese di preavviso” può bastare.
  • Segnala la disponibilità a trasferimenti e trasferte
    Soprattutto se ti candidi per lavori fuori dalla tua residenza.
    Se proprio vuoi puoi anche scrivere che sei disponibile a fare pendolarismo.
  • Aggiorna il CV frequentemente
    Se hai caricato il CV in un database di un sito cerca lavoro ricordati di aggiornalo frequentemente.
    Lə recruiter filtrano i CV troppo vecchi immaginando che nel frattempo le persone abbiano trovato già un’occupazione.
    Quindi se è già aggiornato, ricaricalo ugualmente.
  • Valuta se inserire la data di nascita
    Se ritieni che possa essere un fattore discriminante puoi anche non metterla ma stai attentə a non menzionarla altrove. Per esempio nell’indirizzo mail o nell’account di Skype.
    Questo non conviene farlo se ti stai candidando per un apprendistato. In quel caso è un dato necessario in quanto è un contratto che può essere fatto solo a chi non ha più di 29 anni.
  • Firma il tuo CV
    Non è essenziale ma farà la sua figura. A meno che non sia esplicitamente richiesto.
  • Salva il CV in PDF
    Ricordati sempre di salvare il tuo CV in formato PDF. Molti curriculum vengono scartati perché vengono inviati in un formato illeggibile.
  • Allega sempre il tuo CV anche se ti stai candidando su piattaforme come Linkedin
  • Nessun errore di battitura, di grammatica o di formattazione
    Controlla più volte quello che hai scritto e come.

Ultimo dettaglio ma che in realtà non lo è. È una cosa estremamente importante senza la quale rischi di essere scartatə anche se sei lə candidatə perfettə. Inserisci l’autorizzazione all’uso dei dati personali. Senza di questa tutti i vostri sforzi saranno vanificati.

Puoi cercare la frase che più ti piace su internet. Per comodità te ne ho messa una qui che puoi copiare e incollare alla fine del CV:

Autorizzo il trattamento dei dati personali in base all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003 e all’art. 13 GDPR 679/16.

Ora sei prontə per sfondare nel mondo del lavoro con il tuo CV perfetto.

Non c’è bisogno di augurare buona fortuna a chi ha investito sulla gestione della propria immagine.

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leader

Leader come Donald Trump fanno sempre una finaccia

Attenzione: le parole che si riferiscono all’identità di genere non sono state automaticamente declinate al maschile. Queste vengono fatte terminare con una “X” con l’intenzione di lasciare a chi legge la libertà d’interpretazione.

Siamo abituatx a pensare che la figura dellx leader sia vincente, motivante, ispirata, orientata al successo e al risultato, che lavori per un bene superiore, che si sacrifichi per “far andare avanti la baracca”, ecc. Tutte analogie positive, che alimentano un’aura mistica di spirito di sacrificio.

È una narrazione che, anche se solo a volte risulta veritiera, aiuta la figura al potere ad apparire come un buon prototipo di leader. Se, ad esempio, so che il mio capo rimane in ufficio fino alle 22, avrò un’immagine di lui di una persona instancabile, pronta al sacrificio, disposta a farsi carico di ciò che io e lx miex colleghx non riusciamo a fare.

Questa narrazione di leader instancabile, anche se un po’ anni ’70, ha dei lati positivi e negativi.

Ciò che ha sicuramente dei lati negativi è, ad esempio la leadership assimilabile a quella di Donald Trump. Tipica di grandi uomini della politica ma anche di aziende con una gerarchia molto verticale, vede il ruolo del leader maggiormente investito da una figura maschile, che prova piacere nel dimostrare il proprio potere e che fa di tutto per usarlo a proprio favore. È uno stile di comando che mi piace definire “insostenibile“.

leader
Photo by Andrea Piacquadio from Pexels

Perché leadership insostenibile?

Perché è un connubio di azioni e pratiche che rendono, nel lungo periodo, difficile una permanenza positiva all’interno del loro raggio d’azione.

Vero è che questi personaggi hanno anche un enorme successo, dentro e fuori il sistema che governano. Con le loro doti e grandi risorse riescono facilmente a ottenere una grande popolarità e a ricoprire ruoli di potere molto importanti. Ne sono due esempi eclatanti e particolarmente evidenti nel panorama politico Donald Trump e Matteo Salvini.

Questi leader molto carismatici e dalla personalità ingombrante si gonfiano rapidamente e si sgonfiano con altrettanta velocità, spesso facendo una finaccia.

Ma perché se sono leader di successo poi cadono miseramente?

Proprio perché sono insostenibili:

1. Hanno valori facilmente riconoscibili e molto identitari.

Credono in valori molto comuni come l’amore per la giustizia, la famiglia, il rispetto per la libertà e il guadagno personale o mettono al centro la sicurezza del proprio gruppo di riferimento (es. allontanamento dei migranti,  alla sicurezza di tenere lontano lo spettro del fallimento aziendale);

2. Incarnano un ruolo che riteniamo culturalmente autorevole: il padre severo.

Vale anche se al potere è una donna. Come afferma George Lakoff, è molto comune il paragone tra “sistema di governo” e famiglia. Nell’immaginario collettivo il padre di famiglia è proprio considerato come un amministratore/governante. Questa narrazione vede il leader come un padre severo, incline a usare le maniere forti per farsi rispettare e che deve essere una guida morale per il proprio gruppo i cui membri sono considerati alla stregua di bambini che se non costantemente redarguiti potrebbero fare qualcosa di irreparabile e dannoso per l’immagine della famiglia;

3. Raccontano di se stessx di essere eroi contro un male superiore.

Questi leader hanno bisogno di apparire con uno scopo eroico. Si fanno raccontare come di paladini incrollabili (a cui ogni tanto piace fingere modestia) di fronte a minacce che minano alla sicurezza del proprio gruppo. Queste minacce sono spesso gruppi ben precisi, come ad esempio i migranti (gruppo utilizzato spessissimo da Trump e Salvini) ma possono essere anche i competitor della propria azienda, i precedenti leader (che hanno sicuramente governato peggio di loro), un’élite che minaccia i valori del gruppo come la famosa “casta” o ancora le forze dell’ordine. Che queste minacce siano reali o meno sono estremamente utili a rafforzare l’identità e a rendere ancora più chiara la missione eroica del leader insostenibile;

4. Comunicano utilizzando principalmente emozioni negative come odio e risentimento.

Viste le premesse precedenti risulta difficile pensare che questi leader possano comunicare utilizzando costrutti come “amore” e “fratellanza”. L’idea di fondo è che ogni apertura al dialogo e al ripensamento è indice di debolezza. Nessuno di questi leader potrà mai ammettere un fallimento, figuriamoci chiedere scusa. Le uniche emozioni esprimibili sono la rabbia, l’odio e il risentimento. Tutte emozioni più o meno articolate che vengono indirizzate verso le minacce esterne. Non a caso sono emozioni che incitano all’azione, alla coesione di gruppo e alla rimozione delle minacce esterne che ostacolano al successo dell’eroe leader e del suo gruppo. Sono un esempio i giochi di potere all’interno delle aziende, la ferma opposizione alle fusioni organizzative, ma anche l’odio espresso verso le persone migranti sotto le notizie di attualità delle pagine social del giornali, ecc.

leader
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5. Creano magistralmente una realtà alternativa rigida a cui le persone si affidano ciecamente.

Sono bravissimi a creare una narrazione fortemente credibile e incrollabile e sono pronti a utilizzare ogni mezzo e risorsa per alimentarla costantemente. Pena la credibilità della leadership e della loro missione eroica. Un esempio sono le ormai famose fake news o l’opposizione nelle aziende a una riduzione delle diseguaglianze tra uomini e donne tramite formazione specifica sulle molestie sul luogo di lavoro. Fatti che disconfermano la realtà rigida non sono accettate.

6. Portano se stessi e i seguaci a mantenere emozioni negative e credenze rigide costantemente attivate.

Tutto il castello creato ad hoc ha bisogno di enorme energia per essere tenuto rigido e incrollabile. Sia il leader che il gruppo che lo sostiene e governa devono impegnarsi costantemente ad allontanare tutte le informazioni che disconfermano la bontà eroica e infallibile dell’operato che supportano. L’impegno mentale, così come altre energie nell’universo, non sono illimitate e si esauriscono col tempo. Di conseguenza questi leader commettono costantemente errori: azioni incoerenti con i propri valori e che nel lungo periodo si dimostrano inefficaci, mancanza decisionale, clamorosi errori comunicativi. Tutti fallimenti che mostrano la debolezza dell’inflessibile padre di famiglia. Non essendo ammessa la scusa o l’ammenda optano per l’utilizzo della menzogna, la diffusione di responsabilità, l’accusa verso la minaccia esterna. Questo richiede un ulteriore impegno che porta a un circolo insostenibile per chiunque si trovi ad averci a che fare.

7. Si circondano di persone ingaggiate solo superficialmente.

Chi si avvicina a questi eroi rimane scottatx. Lo staff di questi leader si rendono conto dei fallimenti e dell’aura di insostenibilità che sfocia in alti livelli di stress. La loro incoerenza e il loro costante capriccio nel non accettare la realtà disconfermante porta le persone attorno a loro a essere subissate di richieste, in una spirale di impegno lavorativo sempre maggiore e sempre più lontano dall’ideale narrato. Questo ricade sulle persone che hanno attorno che si vedono costrette ad allontanarsi, sia per l’esaurimento per la troppa domanda che per l’incompatibilità dei valori. Questi leader si trovano così circondati da persone poco motivate, che ricercano solo il guadagno, che non hanno sufficiente coraggio per andarsene o estremistx completamente votatx alla causa e follemente difesi da ogni incursione della realtà.

8. Sono egocentrici e impegnati a sfruttare l’ambiente.

Tutto muore sul terreno che calpestano. Il loro costante bisogno di essere al centro dell’attenzione crea una conseguenza catastrofica su tutto ciò che toccano. Sfruttano l’ambiente naturale negando una responsabilità del proprio operato sull’ecosistema, l’ambiente sociale scegliendo di opporsi a politiche per la riduzione delle diseguaglianze (in termini di diritti, salario, carriera, ecc.) e approfittando di emozioni conflittuali, l’ambiente psicologico mettendo in atto scelte e prassi insostenibili per le persone che governano e l’ambiente economico scegliendo di mettere da parte la diplomazia e di attaccare frontalmente anche sulle questioni che riguardano la sostenibilità di altri paesi o di interi settori economici.

Questx leader sono più evidenti sul piano politico soprattutto negli ultimi anni, ma da tempi immemori si trovano nelle aziende e organizzazioni di ogni tipo. Completamente centrati su se stessx e sulla propria immagine di leader potenti, si raccontano come eroi invincibili mentre creano attorno a loro una spirale di sfiducia e stress. Comunicano la propria grandezza sfruttando l’odio e la frustrazione con l’unica conseguenza di un esaurimento di risorse sociali, psicologiche, economiche e naturali in un ambiente complesso che non può sostenerli.

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leader

Leader e leadership: qual è la differenza?

Attenzione: le parole che si riferiscono all’identità di genere non sono state automaticamente declinate al maschile. Queste vengono fatte terminare con una “X” con l’intenzione di lasciare a chi legge la libertà d’interpretazione.

Qual è la differenza tra “IL leader” e “LA leadership”?

La risposta non è affatto banale.

Nel primo caso si intende un uomo che possiede determinate caratteristiche e competenze che lo contraddistinguono per ciò che è e ciò si merita: una posizione di potere.

Nel secondo caso si descrive un ruolo. Un ruolo che chiunque può impersonare e che prevede una serie di comportamenti che sono tipicamente associati alla figura de “IL leader”.

Sono due parole diverse che, solo apparentemente, intendono la stessa cosa.

leader
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Se ci pensi bene però IL leader è immodificabile.

Deve essere un uomo, che ha molta esperienza (quindi difficilmente sarà giovane), che deve avere una lista di competenze per moltx innarrivabili e che, di conseguenza, deve già far parte di una nicchia illuminata dove si è formato dove altrx non avrebbero potuto. Secondo questa visione IL leader definisce cos’è la leadership e lo sarà per sempre. Il cambiamento è solo visto come personale. IL leader cambierà solo se i propri risultati saranno insoddisfacenti e, soprattutto, se qualcun altrx glielo permette, con un tipo di consulenza super mirata su aspetti specifici della personalità.

Se pensi invece a LA leadership tutto cambia.

LA leadership è un ruolo sociale che comprende una serie di azioni e aspettative che chi la interpreterà dovrà in qualche modo rispettare. Qui puoi vedere già due importanti differenze:

  • LA leadership può essere interpretata da chiunque;
  • Gli interventi non si attuano sulla persona in quanto causa degli insuccessi. La consulenza diventa un affiancamento sociale. Ciò significa che si baserà non solo su aspetti della personalità, ma anche, e soprattutto, sull’incontro tra le aspettative sociali, personali e di ruolo.

Chi diventa leader si fa carico non solo del potere di cui viene investitx, ma anche di tutte le responsabilità dell’interpretare il ruolo di leadership. Questa è la grande differenza: essere consapevole di aver “vestito” un ruolo che porterà cose positive e negative non solo alla propria carriera/portafoglio e alla propria azienda, ma anche alla crescita personale propria e di chi sta attorno e alle conseguenze delle proprie azioni derivate dal potere di cui si è investitx.

leader
La leadership non è solo metaforicamente un “vestito” da indossare.
Photo by Andrea Piacquadio from Pexels

La verità è che siamo tuttx leader di qualcunx ed esserne consapevoli è il primo passo per rendere sostenibile il proprio comportamento.

Tuttx abbiamo potere su qualcun altrx. Da “padrone” ho più potere del mio gatto, da educatore ho avuto più potere dei miei utenti, da psicologo ho più potere dex miex clienti. Se fossi team leader in azienda avrei più potere dex miex collaboratorx, così come se fossi capo di tuttx lx team leader, ecc.

Da possessore di un profilo social ho anche più potere dex miex follower, soprattutto se sono attivista o un personaggio politico.

Siamo tuttx un po’ leader di qualcun altrx.

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Come cercare lavoro in tempo di crisi senza impazzire

Attenzione: le parole che si riferiscono all’identità di genere non sono state automaticamente declinate al maschile.
Queste vengono fatte terminare con una “X” con l’intenzione di lasciare a chi legge la libertà d’interpretazione.

Come trovare lavoro nel nuovo anno? Soprattutto dopo la crisi economica e sociale conseguenti alla Covid-19.

Aspettare una ripresa è inefficace. Nessuno può prometterti che ci sarà una ripartenza degna di questo nome, che tutte le differenze sociali verranno appianate, che il mondo sarà un posto migliore.

I lavori non sono tutti uguali. Ci sono manager che trovano occupazione tramite conoscenze e ci sono neodiplomatx o disoccupatx che per ottenere la stessa cosa devono fare il quadruplo della fatica.

Vorrei poterti dire che basta impegnarsi per trovare lavoro ma non è così. Ci sono opportunità diverse per posizioni sociali diverse.

Se sei una donna o una persona appartenente a un gruppo minoritario per te sarà ancora più difficile. Non solo trovare una prima occupazione, ma anche uscire dalla disoccupazione, chiedere un aumento, un passaggio di carriera, ecc.

ricerca lavoro
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Ci sono però degli accorgimenti che puoi mettere in atto per facilitarti la vita:

  • Prenditi la giusta calma: cercare lavoro è un impegno di ore ed energia mentale importante. Prenditi del tempo per ricaricare le pile facendo qualcosa che ti piace così tanto da farti perdere il senso del tempo;
  • Cura il tuo CV: non farlo in maniera sbrigativa. Usa il tempo necessario per studiare i colori, gli spazi, le parole adeguate per renderlo accessibile e di piacevole lettura. Ricorda: impegnarsi sul CV significa impegnarsi sulla gestione della propria immagine. Meno scrivi, meglio è!
    Se vuoi dare una spinta al tuo CV ti consiglio di farlo su Canva.
  • Organizza le prossime fasi: vuoi contattare tutte le agenzie per il lavoro? Vuoi mandare un messaggio privato a persone che potrebbero offrirti un colloquio? Mail ad aziende? Organizzati. Scegli cosa fare ogni giorno. Preparati i testi che accompagneranno il tuo CV e una presentazione per le mail o per i colloqui.
  • Tieni d’occhio la competenza: mostrarsi competenti è la chiave per trovare lavoro. La competenza da sola, però, non ti rende una persona, ma un robot. Mostra il tuo lato umano! Che sia nel CV o durante un colloquio parla di ciò che ti piace, cosa ti appassiona, perché le persone che hai accanto ci rimangono;
  • Non farti scoraggiare dagli ostacoli: maggiormente crederai in te e nelle tue capacità, maggiore sarà l’energia che userai per fare bene le cose;
  • Non farti scoraggiare nemmeno da chi ti dice che non trovi lavoro perché non ti impegni abbastanza.

Trovare lavoro è un incrocio di probabilità.
C’è sicuramente una parte di impegno ma non è sufficiente.

La ricerca di lavoro è l’incrocio tra il tempo e le risorse che noi scegliamo/riusciamo ad investire e le opportunità del mercato.

supporto lavoro
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C’è un’ultima cosa che se vuoi puoi fare, alla luce di tutto ciò che ti ho detto.

SUPPORTA IL CAMBIAMENTO! Tuo e di chi ti sta attorno.

Usa la creatività o semplicemente la tua voce. Ciò non significa essere petulanti o insistenti.

Ogni volta che cerchi lavoro stai scegliendo di cambiare. Il tuo CV è la tua proposta di cambiamento. Trova l’ambiente di lavoro che è disposto ad accettarlo!

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