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Fake news: 5 motivi per cui è difficile convincere chi ci crede

La continua ricerca di una verità assoluta è insito nel nostro DNA. Andare a caccia di informazioni sul mondo che ci circonda ci fa sentire più stabili, più sicuri e certi di poter immaginare il futuro prossimo. Possiamo così uscire dalla nostra caverna, cercarci un lavoro, fare la spesa, accudire i figli.
Le fake news, notizie contenenti informazioni volutamente fuorvianti e false, sono entrate a gamba tesa nella nostra appassionatissima ricerca di informazioni. Capire l’autenticità e l’autorevolezza di ciò che guida il nostro giudizio è diventato sempre più difficile e dispendioso. La continua esposizione alle fake news ha creato un’enorme confusione su cosa sia più reale e cosa no.

Tornare indietro a prima della loro iperdiffusione sembra impossibile. Ogni tentativo di far ricredere le persone sembra inutile e controproducente, con il rischio di mettere in atto una vera e propria violenza tra chi ci crede e chi no. Ma perché è così difficile convincere qualcuno che ha creduto a una fake news?

5 motivi per cui è così difficile convincere chi crede alle fake news

1. Le fake news ci rendono protagonisti

Le notizie false hanno il potere di dividere il mondo in due: chi ci crede e chi no. Si creano così due gruppi in conflitto. Pensiamo, per esempio, alle bufale sulla correlazione tra vaccini e autismo. Agli occhi di chi non ci crede gli altri sembrano degli sprovveduti, ignoranti e creduloni. Agli occhi di chi ci crede gli altri sembrano professoroni, servi di un potere che li rende ciechi alla realtà rivelata. Chi crede alle fake news si identifica molto con quella parte della popolazione che ha aperto gli occhi. Sente una forte identità che alimenta la propria autostima. Credere fuori dal coro diventa una forma di identificazione.

Inoltre, i temi delle fake news riguardano principalmente, non a caso, il conflitto tra questi due gruppi: il gruppo che ci crede, che ha capito l’inganno, contro chi non ci crede, servo di un potere soverchiante. Le notizie stesse hanno il potere di rendere chiunque protagonista con la propria visione del mondo.
Difendere queste notizie e queste visioni del mondo significa difendere noi stessi.

2. Le fake news vanno dritte al cuore

Gli argomenti non forniscono vere e proprie argomentazioni, ma suscitano facilmente quelle emozioni che più ci fanno agire: la rabbia e l’indignazione scaturite da attacchi a valori inviolabili. Pensiamo a bufale che riguardano, ad esempio, la commercializzazione della carne di cane in Europa.

I valori e le emozioni sono l’espressione più autentica di noi stessi. Attaccare una credenza legata alle fake news significa colpire direttamente i valori e le emozioni suscitate e, di conseguenza, la persona che le ha provate. Questo alimenta notevolmente la percezione di conflitto e attacco personale. In presenza di una discussione le argomentazioni sembreranno sempre futili e lontane da un contesto “reale” fatto di emozioni e valori intoccabili.

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3. Le fake news creano eroi

Le narrazioni fake non raccontano solo di scenari apocalittici dove chi crede è sempre la vittima. Nell’eterna guerra tra “noi” e “loro” si erge spesso un paladino che ha la miracolosa formula per eliminare facilmente tutti i mali raccontati. Inoltre, incarna tutte le caratteristiche che il lettore ha o vorrebbe avere: è uno del popolo oppresso, ha il carisma necessario per dire sempre ciò che pensa, non prova alcuna vergogna nel diffondere le stesse narrazioni fake e difende a spada tratta tutti i valori fondamentali minacciati. Pensiamo a leader politici come Trump o Salvini o guru della medicina o dell’alimentazione pronti a vendere la ricetta per la felicità.

Questi eroi hanno il potere di sovvertire le conclusioni nefaste del proprio popolo: dall’invasione di popoli criminali alla ciccia addominale. Quando ci si sente affini a un leader di questo tipo il grado di identificazione diventa ancora più forte. Attaccare il diffusore di fake news in persona significa attaccare tutto ciò a cui si crede, le proprie speranze, i propri compagni e la propria visione del mondo.

4. Le fake news ci danno sempre ragione

Il cervello umano non è in grado di comprendere e contenere tutta la complessità del mondo là fuori. Per sopravvivere cerchiamo di selezionare le informazioni che più ci sono utili. Questo processo di selezione, però, non è proprio preciso e oggettivo come quello di un computer. Le nostre idee, credenze, visioni ed esperienze influenzano il modo in cui vediamo il mondo. Verificare ciò che sappiamo già cercando informazioni in linea col nostro pensiero è estremamente semplice, veloce e gratificante. Chi non vorrebbe sempre aver ragione? Come ci sentiremmo se sapessimo che quei dubbi che avevamo sulle case farmaceutiche venissero confermati da un’intervista esclusiva a qualcuno del personale dal viso nascosto che ha un sacco di informazioni da rivelare?

Mettere in discussione ciò che si sa e percepisce è estremamente faticoso. In un mondo sempre più stressante, le informazioni accoglienti, semplici ed emotive hanno una corsia preferenziale nei nostri processi mentali e sono molto più dure a morire. Credere alle fake news richiede pochissimo sforzo e fornisce una fortissima difesa dalle opinioni e dai fatti disconfermanti.

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5. Le fake news siamo noi

Smettere di credere alle fake news significa perdere quella parte di sé che ha sempre creduto in un mondo alternativo mai esistito. Ammetterlo richiederebbe troppo sforzo e autocritica. È molto più semplice difendere sé stessi e il proprio gruppo di appartenenza che mettere tutto in discussione. Riuscireste ad ammettere di avere torto dopo aver discusso con parenti, amici e sconosciuti sui social su quanto sia ingiusto che degli immigrati ricevano 35 euro al giorno mentre gli italiani soffrono la fame e la disoccupazione?

Le fake news sono sempre esistite ed esisteranno sempre. La colpa della loro diffusione non è di chi ci crede. Tutti siamo indistintamente mossi dal bisogno di capire e conoscere il mondo. Credere alle fake news non è solo un discrimine tra chi ha le risorse mentali e scolastiche per difendersi e chi no. Anzi, questa è proprio la visione che alimenta il conflitto, aumenta la distanza e amplifica la forza di questo fenomeno.

C’è un ulteriore motivo bonus che mi sento di aggiungere:

6. È così difficile perché convincere è l’approccio sbagliato.

Ciò che ci fa uscire dal guscio sono le informazioni nuove. Ecco perché l’educazione è l’unica risposta efficace per ridurre le fake news.
Puntare l’attenzione su chi le crea e perché, sugli effetti economici e psicologici permette di abbassare il conflitto e spostare il focus su chi ha tutte le intenzioni di diffonderle e non sulle difficoltà di chi ci crede. Così facendo si possono individuare metodi, istituzioni e responsabilità utili a isolare e limitare il fenomeno.

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