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Coming Out Day: Un’occasione per le aziende attente al progresso

Oggi 11 ottobre è il Coming Out Day, ricorrenza internazionale in cui si celebra la necessità dei membri della comunità LGBT+ di dichiarare il proprio orientamento sessuale. La celebrazione è stata inventata e voluta dallo psicologo Robert Eichberg e dal politico e attivista LGBT Jean O’Leary.

Se sei etero non devi dirlo a nessuno

Celebrare l’importanza del coming out significa evidenziare le disuguaglianze sociali, sia economiche che psicologiche. Le persone LGBT+, infatti, sono spesso target di stereotipi, pregiudizio e discriminazioni. Queste discriminazioni, sia esplicite – come violenze fisiche e verbali – sia con forme più sottili – come esclusione, pressioni sociali, micro-aggressioni, ecc. – sono un’importante fonte di stress. Ecco perché la ricerca psicologica si è concentrata su quello che viene definito “minority stress”. Questo termine specifico riguarda la percezione, da parte dei membri di gruppi minoritari, del conflitto tra i valori minoritari e quelli dominanti. In altre parole, essere gay/lesbica, bisessuale, transessuale in un mondo in cui la normalità è essere eterosessuale cisgender – ossia persone il cui genere e sesso biologico coincide – non è per nulla facile. Questo purtroppo vale sia nella vita di tutti i giorni, sia nel contesto lavorativo.

Coming out? Il contesto lavorativo rincara la dose

Per le persone LBGT+ lavorare è una questione spinosa. Pensiamo per esempio alla difficoltà delle persone trans che rischiano maggiormente di non trovare occupazione o che perdono il proprio lavoro successivamente alla transizione. Pensiamo invece allo stereotipo dei maschi gay, che li vede particolarmente inclini a settori tipicamente femminili, come la moda. Il mondo del lavoro, dunque, non è scevro dalle influenze della percezione sociale. Se per un membro della comunità LGBT+ uscire di casa provoca stress, immaginiamo cosa può succedere in un ambiente lavorativo in cui la diversità non solo non viene considerata ma addirittura non viene nemmeno accettata.

Progresso e tolleranza al cambiamento

Accettare la diversità significa aprire le porte alla complessità del mondo esterno; e questo è visto spesso dalle aziende come una minaccia alla propria identità e stabilità economica. Purtroppo, però, le aziende ignorano che la complessità, non solo è un valore di cui non aver paura, ma è anche un’occasione da non farsi sfuggire. Aderire alle celebrazioni come il Coming Out Day significa, prima di tutto, non avere paura del cambiamento. Fornire workshop e momenti di discussione su argomenti come questi, durante o extra orario di lavoro, può avere effetti molto positivi sul benessere del personale, sull’immagine e, di conseguenza, sul guadagno generale dell’azienda. Sentirsi liberi di poter esprimere se stessi nel contesto lavorativo è la chiave per aumentare il benessere dei lavoratori, creare coinvolgimento e un’occasione importante di identificazione. Un ambiente libero dai pregiudizi del mondo esterno può essere considerata come un’isola felice, in cui i lavoratori possono sentirsi rispettati e accettati per le proprie competenze e aspirazioni e non per come esprimono se stesse o per chi scelgono di amare.

Abbracciare la diversità è un’opportunità per le aziende di dimostrare di essere orientati al progresso, al benessere del capitale umano e di saper gestire efficacemente il cambiamento.

Aprire le porte alla complessità significa rendere l’organizzazione un ambiente sostenibile per tutti.

Per informazioni e approfondimenti sul minority stress e sulle conseguenze sulla salute si rimanda qui.

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