Perchè facciamo la guerra anche in ufficio?
Passiamo gran parte del nostro tempo a lavoro ed è lecito che tutto ciò che fa parte di noi stessi si rifletta anche in quel contesto. Capita, infatti, di trovarsi a discutere con i propri colleghi su quanto il nostro ufficio sia quello meno riconosciuto, o che abbia minori fondi, rispetto a un altro. Tipo il marketing: lo sanno tutti che il marketing va in ufficio a scaldare la sedia. Talvolta queste discussioni diventano dei veri e propri litigi, che portano a un aumento di stress e a percepire di non essere ben voluti dall’intera azienda. Ma perché arriviamo a fare la guerra anche in ufficio?
Perché ci identifichiamo con il gruppo a cui apparteniamo. Nella vita di tutti i giorni ci identifichiamo con la nostra stessa nazione, squadra di calcio o appartenenza politica ma, al lavoro, il nostro gruppo diventa l’area di competenza per cui siamo stati selezionati: l’ufficio acquisti, l’ufficio tecnico, l’ufficio commerciale. Anche se l’appartenenza a questi uffici è “forzata” e non è dettata da nostre preferenze, mettiamo in atto, comunque, gli stessi meccanismi che useremmo fuori.
Il motivo per cui facciamo la guerra in ufficio – ma vale anche nella vita di tutti i giorni – è duplice: da una parte cerchiamo di difendere il nostro gruppo, dall’altra screditiamo altri gruppi. Ma perché?
Difendiamo il nostro gruppo perché significa difendere noi stessi. Quando siamo nel nostro ufficio sappiamo di appartenere a un gruppo in cui ci sono persone simili a noi, che si comportano come noi, e che hanno la stessa visione dell’azienda – o della vita. Questo ambiente ‘fraterno’ alimenta la nostra autostima, riduce la nostra paura dell’incertezza e ci fornisce figure da cui possiamo immediatamente prendere esempio sul modo in cui comportarci e prendere decisioni. Difendere il proprio gruppo significa, dunque, difendere la propria autostima e il proprio ambiente sicuro.
Screditiamo gli altri gruppi non solo per far mettere il nostro gruppo sotto una buona luce. È anche un modo per prendere le distanze da un ufficio con cui entriamo particolarmente in competizione e, allo stesso tempo, per mantenere le cose come stanno. Questi meccanismi fanno in modo che ci si lamenti senza che le cose cambino e mantiene l’ambiente di lavoro un luogo dove il comportamento del prossimo è giustificato in base all’appartenenza al suo ufficio. Per esempio, se vediamo unx nostrx collegx che arriva in ritardo, potremmo giustificarlo in base al fatto che fa parte dell’ufficio marketing.
Quali sono le conseguenze di questi meccanismi? Un conflitto moderato può essere un fattore stimolante per l’azienda: invoca alla “buona e sana competizione”. Ma se il conflitto diventa eccessivo, può sfociare in una vera e propria guerra a scapito dell’intera azienda. Stress ed esaurimento nervoso sono solo gli effetti più evidenti, che hanno una ricaduta importante sia sul lato del clima aziendale, sia sul lato economico. Il conflitto è una normale conseguenza di meccanismi che mettiamo in atto nella vita di tutti, ma attenzione a non farla sfociale in un odio indiscriminato.